Stavolta sì. È questo il momento in cui Alberto Aquilani e il Catanzaro convoleranno a nozze. Un anno dopo. Ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure sembra ieri.
Il marasma generato dall’addio di Vivarini (preceduto da Magalini e Foresti) aveva posto in cima alla lista dei desideri il nome del promettente tecnico romano, reduce da una stagione “formativa” a Pisa.
Perché sul calciatore nessuno ha nulla da eccepire; l’allenatore si sta forgiando e pare un ottimo prospetto, specie per la propensione nel ricercare il gioco e nell’empatizzare con i giovani. Insomma, che Aquilani fosse un profilo adatto all’US lo si era capito.
La figura di Ignazio Abate, in lontananza – valutato in seconda battuta – non sarebbe da declassare a mera “alternativa”; è pur vero che il giovane allenatore (alla guida della Ternana nella stagione appena conclusa, dove ha racimolato due esoneri) è forse da ritenere “acerbo”, essendo un novizio della cadetteria.
Per carità, Aquilani e Abate hanno molto in comune, oltre a far parte della stessa agenzia e ad aver militato insieme nel Milan e con la maglia della Nazionale. Ma la questione si sposta sul piano tattico e, ripetiamo, nella reale capacità di fraternizzare con i giovani.
Aquilani, invece, ha già vissuto una stagione importante in B e – dettaglio non marginale – è rimasto fermo per un anno intero: è mosso, quindi, dalla bramosia di rimettersi in gioco in una piazza importante, passionale quanto la sua Roma e ciò ha priorità su qualunque aspetto di natura economica e contrattuale.
Ecco, l’ex centrocampista potrebbe legarsi all’US per due anni: una volta stilate le linee guida su cui dovrà articolarsi il percorso del Catanzaro 2025/26, passando alle faccende strettamente formali, potrebbe contemplare la durata di due anni il contratto che verrà stipulato in via Gioacchino da Fiore.
Saranno decisive le prossime ore, probabilmente la giornata odierna, successiva al bel messaggio via social col quale Fabio Caserta si è congedato dai Tre Colli, nella tarda serata di ieri (LEGGI QUI).