“Chiunque vorrebbe far parte di un gruppo del genere”: Antonini si presenta

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Ha una luce particolare negli occhi Matias Antonini Lui, mentre parla. Un ragazzo umile, dolce, tra l’altro con un italiano pressoché ottimale. Ma a far parlare di sé dovrà essere il campo, ancor più che il Catanzaro vive un momento piuttosto altalenante.

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Le prime parole in giallorosso dell’ex difensore del Taranto, sono cariche di buone speranze, aspettative, senza mai una frase scomposta, sopra le righe, senza fare proclami ridondanti, ma promettendo una cosa, su tutte: “Darò il massimo”.

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Il talentuoso centrale difensivo nato a Porto Alegre, che aveva attirato a sé gli occhi di mezza Serie B, si è legato all’US fino al 2027 e non può che manifestare – seppur con pacatezza – la propria gioia. In primis, affiorano i ricordi del suo passaggio al “Ceravolo”: “Quando sono venuto da avversario ho avuto un’ottima impressione dello stadio e della tifoseria, soprattutto della squadra – ammette -. Lo scorso anno qui è stato fatto un grandissimo campionato, un gran calcio. Era evidente la superiorità del Catanzaro e qualunque giocatore vorrebbe far parte di un gruppo del genere“, rivela.

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Ventisei anni il prossimo aprile, trovarsi in B per la prima volta in carriera dopo aver fatto la gavetta tra Dilettanti e Lega Pro farebbe tremare i polsi a chiunque. Antonini pare disporre della fibra mentale per fronteggiare questo esame importantissimo della sua vita: “Mi attendo tante difficoltà, nuove sfide, ma sono pronto – dice -. Col lavoro, potrò farcela, e sono tranquillo“.

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Nel guardare indietro, al suo passato, quando sognava di diventare un calciatore da bambino, nel cammino di Antonini ha inevitabilmente influito la presenza di una famiglia compatta. Non solo.

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Il tempo, poi, ha confermato la “premonizione” del nonno, forse la persona alla quale il numero 4 delle Aquile è maggiormente grato: “Quando sono nato, mio nonno aveva detto che avrei fatto il calciatore in Italia! Senza di lui non avrei giocato a calcio – sostiene -. Poiché i miei genitori non potevano star qui, mio nonno, che mi stava vicino fin dai primi allenamenti, è rimasto sei mesi  con me, in Italia. Gli devo tutto”.

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Una bellissima storia, anzi, una favola, che ci si auspica possa andare a compimento nella sua avventura a Catanzaro: “Cercherò di dare il mio contributo, anche se minimo, per raggiungere gli obiettivi – conclude -. Ma prometto di dare il massimo“.

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