In marcia fino a Natale, poi i primi bilanci

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È successo davvero. È successo che qualcuno, tra quei (pochi) tifosi che hanno studiato “presso l’Università della Vita” (o potenziali laureandi cum laude a Coverciano), abbiano storto il naso, alzando l’indice inquisitore per la sconfitta in Coppa Italia, con conseguente eliminazione.

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Come se la squadra non fosse prima in classifica e non abbia impartito calcio da tre mesi a questa parte, dimostrandosi la più forte del torneo e, forse, dell’intera Lega Pro. Ma è meglio non esporsi in questo parere, perché sarà il campo a decretarlo. Poi c’è l’altra scuola di pensiero, di quelli del “Abbiamo giocato con le seconde linee, è normale”, come se quelli che allo “Zaccheria” erano in campo, possano essere considerati dei “panchinari”, quando in realtà sarebbero titolari ovunque. Ecco, delle volte vi è la sensazione che i pochi tifosi a cui facciamo riferimento, non vogliano vedersi privati della facoltà di sentenziare, di pontificare. Il Catanzaro schierato nella gara dei Quarti era vagamente somigliante all’undici tipo, che sta facendo lo sfacelo in campionato? Certo che no, saremmo degli stolti se solo lo pensassimo. Ma non si può nemmeno ridurre il giudizio con tanta sicumera, quasi facendo torto al curriculum di gente del calibro di Cinelli, Fazio o Curcio, giusto per fare qualche nome.

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L’US saluta la competizione e non occorre certo strapparsi i capelli, benché le qualità per arrivare in fondo ci fossero tutte: tuttavia è troppo importante portare avanti il percorso verso il raggiungimento di quel traguardo che tutti hanno in testa. L’ennesimo esame, l’ennesima prova di superiorità manifestata a Pescara, ad esempio, non sancisce e non certifica nulla, ma vorrà pur significare qualcosa. Il Catanzaro è talmente grande rispetto a tutte le altre, al punto da non fare notizia. Una squadra con dei numeri simili avrebbe meritato di prendere il largo e creare il vuoto intorno a sé già da settimane, invece il gruppo di testa è fondamentalmente là, nel giro di pochi punti. Anzi, è il caso di parlare di “capolista e inseguitrice” (il Crotone), non di “gruppo”, visto che il Pescara dopo la debacle contro i giallorossi ha accusato il contraccolpo, collezionando altre due sconfitte consecutive, quasi sfilandosi dalla lotta per la promozione diretta. Ecco, “quasi”, perché c’è troppa strada da fare, mentre ci si accinge al giro di boa: Foggia nel posticipo, Potenza nel lunch match e Picerno alla prima di ritorno (fintanto che ci renderemo conto della reale entità dell’infortunio di Situm), rappresentano i tre “esoneri propedeutici” che condurranno alla sosta natalizia, durante la quale si potranno tirare le prime somme. Ma è essenziale mantenere il passo e dimostrarsi sempre umili, concentrati, devoti all’applicazione e al sacrificio, indipendentemente dagli interpreti.

Nota di merito di questa squadra, è la capacità di non farsi annebbiare dalle lusinghe, di non cedere agli elogi che talvolta piovono anche preventivamente dagli avversari, prima delle partite. No, i calciatori del Catanzaro ad oggi si sono dimostrati immuni e superiori rispetto ai complimenti che intasano i social, riuscendo a scremare solo il meglio: l’entusiasmo. Quello sì, quello serve. L’entusiasmo di questa gente, che si è rinnovato durante la duegiorni dell’esposizione delle maglie storiche o l’inaugurazione dello store ufficiale, passando per la manifestazione dell’Immacolata, nel quartiere marinaro. Il Catanzaro è della sua gente, questi ragazzi sono i beniamini del popolo, ma hanno fatto ciò che hanno fatto, ad oggi, proprio perché sono riusciti ad isolarsi con la mente dalle lodi, traendo quell’entusiasmo che funge da motore principale, nel lavoro del gruppo.

 

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