La Cartolina | Catanzaro-Ascoli, Sclocchini eroe “para tutto”

Catanzaro – Ascoli è sempre stato un “classico” tra A e B, a cavallo degli anni ’70 e ’80. Tante, tantissime la pagine da sfogliare nell’album dei ricordi, ripensando ai precedenti tra due delle realtà calcistiche più importanti del centro-sud. Se le Aquile hanno riscritto la storia della Lega Pro, lo scorso anno, stravincendo un campionato senza concorrenza e abbattendo ogni forma di record, l’Ascoli di Mimmo Renna lasciò un segno irriproducibile nel campionato di Serie B 1977/78.

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Un torneo dominato, vinto addirittura con sette giornate d’anticipo e altri primati stabili, tra cui quello dei punti ottenuti (sessantuno, nell’epoca dei due punti a vittoria), con ben ventisei vittorie e settantatré gol segnati. La corazzata bianconera giunse sui Tre Colli il 14 maggio 1978 a giocare una partita che aveva poco senso se non per le statistiche mentre il Catanzaro di Giorgio Sereni, secondo in classifica, aveva moltissimo da perdere, puntando sull’uomo cardine per eccellenza, Massimo Palanca, che avrebbe concluso il torneo da capocannoniere con diciotto reti.

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I giallorossi passarono in vantaggio proprio con O’ Rey, ma gli ospiti riuscirono a ribaltare il risultato con Quadri e con Greco. Al minuto ’78, però, accadde qualcosa che incise decisamente sulle sorti della sfida: l’estremo difensore ospite, Marconcini, fu costretto ad uscire per infortunio. Al suo posto, il secondo portiere Ernesto Sclocchini che, come tutti i “secondi”, viveva lontano dai riflettori, dovendo praticare più la panchina che il campo.

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Ebbene, in quel risicato scampolo di gara – la fase clou del match – Sclocchini decise di prendersi la scena e abbassare la saracinesca, parando l’impossibile in almeno tre/quattro circostanze nitide per l’US, che avrebbe potuto riagguantare almeno il pareggio.

Ed è proprio grazie a Sclocchini (venuto a mancare qualche anno fa) che l’Ascoli mantenne intatto l’1-2, ottenendo la vittoria: un successo pressoché irrilevante ai fini della classifica, mentre per il Catanzaro la questione promozione rischiava di complicarsi. Una storia eloquente, che testimonia come nella vita, nello sport, coloro chiamati a sacrificarsi e a fare talvolta da “comprimari” o “gregari”, prima o poi abbiano l’opportunità di ritagliarsi un momento di gloria. L’importante è farsi trovare pronti, come lo stesso Vivarini sostiene – facendo un parallelo – alludendo a quei calciatori che finora hanno trovato meno spazio.

I quotidiani, l’indomani, scrissero “la promozione sembra ormai un obiettivo difficile da raggiungere”, ma fortunatamente ciò non pregiudicò nulla: dopo un anno di purgatorio, le Aquile tornarono in Serie A.

 

Alessandro Zaccaro

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