La Cartolina | Il derby con Di Marzio accusato d’aver scelto “la grana”

Decine di date, decine di aneddoti. Niente di banale, di scontato. Signori, è “il” derby, quello sentito, di Calabria. E non ce ne vogliano le altre corregionali se il brivido sulla pelle non è lo stesso. Ma le sensazioni che accompagnano Cosenza – Catanzaro non trovano eguali, né sono paragonabili ad altri incroci tra calabresi. Sì, vi sono cicli, fasi: addirittura vi è stato un momento storico in cui per “derby” si intendeva andare sul campo della Vigor Lamezia, così come si sono avvicendati campionati in coabitazione con Vibonese o Reggina, ma – consentiteci – il Cosenza è il Cosenza.

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Allora potremmo star qui a sciorinare una moltitudine di episodi, di partite, tra campo e spalti: i gol di Palanca o i deltaplani sul “San Vito”, la B o la C2, non vi sono differenze dal punto di vista emotivo, né per una sponda, né per l’altra. Nella fiumana di sensazioni provate in anni e anni di derby tra Aquile e Lupi, vogliamo rimembrare una partita forse “rimossa” dalla memoria di alcuni, anche perché – elemento alquanto bizzarro – non si tratta di una sfida poi così avvincente, in termini di gol: alludiamo ad uno 0 a 0. Sì. La cartolina tirata fuori dal baule dei ricordi, è datata 13 novembre 1988, campionato di Serie B.

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La rivalità tra cosentini e catanzaresi divampava e quel match conteneva spunti che contribuivano a mettere altro pepe sulla sfida. Come il passaggio di un allenatore – che ha vinto su ambedue i fronti – da una causa all’altra: Gianni Di Marzio torna sulla panchina del Catanzaro nell’estate ’88, dopo le emozioni del triennio 1974-1977, soprattutto la seconda storica promozione in A dell’US. In mezzo, però, l’esperienza proprio a Cosenza, dove ha centrato la promozione in B, che mancava da ventiquattro anni in casa rossoblu.

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Di Marzio passò quindi al Catanzaro appena quattro mesi dopo la promozione dei Lupi, subentrando a Burgnich: per i tifosi cosentini fu una mancanza di rispetto, un tradimento. Uno striscione eloquente (che evitiamo di riproporre, testualmente) sintetizzava tutta la delusione: “…lo hai fatto solo per la grana” recitava il drappo, recante ben altro epiteto all’indirizzo dell’allenatore.

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In campo, ad onor del vero, fu  il Cosenza di Bruno Giorgi a detenere maggiormente l’iniziativa, pur senza riuscire a concretizzare. Al 90′, però, l’urlo di gioia restò in gola, così come la sconforto dei sostenitori giallorossi, sollevati dalla bandierina del guardalinee: l’attaccante Vittorio Cozzella, altro ex di giornata, entrò nell’ultimo scampolo di gara e, al fotofinish, diede l’illusione del gol, gonfiando la rete.

Già, fu solo un’illusione. Una beffa per Cosenza, l’equivalente di un gol per Catanzaro. L’internazionale Pairetto di Torino, su segnalazione dell’assistente, annullò il gol, fischiando immediatamente la fine della partita, suscitando un finimondo di polemiche da parte del Cosenza.

 

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