Vivarini ai microfoni: “Ora basta, rispetto per Catanzaro”

Vivarini Giaccaglia arbitro Taranto

Vivarini non ci sta. E fa bene ad inalberarsi, pur restando fedele al suo portamento, allo stile che lo contraddistingue, in panchina e ai microfoni. 

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Ci sarebbe da alzare la voce e pretendere spiegazioni, sul perché il Catanzaro, da inizio anno, sia “in credito con gli episodi”, citando un’esternazione del mister. Oggi, la decisione di Giaccaglia di Jesi davvero rivedibile (per usare un eufemismo) ha innescato una coda polemica e l’US ne ha ben donde. 

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Tuttavia, quel che conta è analizzare la partita, parlare di una vittoria di vitale importanza, contro un Taranto che si è confermato coriaceo e tosto da scardinare e assolutamente non pervenuto dalle parti di Fulignati. La squadra del sanguigno Eziolino Capuano si è arroccata dietro, affidandosi a lanci in verticale, impedendo al Catanzaro di incunearsi nei varchi. Prevedibile. Ed è facilmente intuibile che, d’ora in poi, questo sarà il canovaccio contro determinate squadre. 

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In sala stampa, dopo l’espulsione rimediata nel secondo tempo, il tecnico dell’US Catanzaro ha parlato di “partita superlativa”, ringraziando i ragazzi che hanno interpretato la gara nel modo giusto. Quel “siamo abituati bene” sottolineato da Vivarini, pone in evidenza quanto sia desueta l’immagine di un Catanzaro che fatica a trovare il bandolo della matassa e senza smalto contro avversari che pensano unicamente a non prenderle, è comprensibile che ciò avvenga. “Per vedere partite spettacolari occorre che entrambe le squadre giochino a calcio – ironizza, un po’ stizzito, il mister -. Oggi abbiamo assistito ad una gara nella quale una squadra, nell’arco dei novanta minuti, ha superato il centrocampo solo con qualche lancio lungo e alcune punizioni dalla trequarti! Noi abbiamo cercato degli spunti, costruendo diverse situazioni, ma non era facile contro undici giocatori nell’area avversaria! Sì, è vero, avremmo dovuto tentare qualche tiro da fuori in più, ma il Taranto ha disputato una partita di livello alto dal punto di vista difensivo”.

Effettivamente il trainer abruzzese alla vigilia aveva messo in guardia dalle insidie incluse nel match contro i pugliesi: a questo punto si è rivelato determinante il calcio di rigore realizzato da Iemmello in avvio. Il raggiungimento dell’obiettivo, passa attraverso le gare sporche, le vittorie sporche. “Abbiamo dominato nel possesso palla contro un avversario che ha preparato un lavoro mirato, aspettando qualche nostro errore per cercare di punirci – osserva Vivarini -. Quindi siamo stati bravi nel restare concentrati, mantenendo le preventive e facendo pochissime sbavature”

Qualora non fosse chiaro, oggi è arrivata la conferma di quanto possa essere un’arma a doppio taglio la sosta, nello spezzare il ritmo: “Quando non si gioca per diverso tempo, viene a mancare fluidità e velocità nelle giocate – ammette -. È mancata sincronia nei movimenti e intesa nello scardinare le linee, cosa che abbiamo anche fatto in alcune circostanze. Adesso dobbiamo riprendere il cammino, pretendendo sempre molto da noi stessi, perché è giusto che sia così”.

Ecco, riprendere il cammino, “conteggiando” l’ennesima vicenda arbitrale che vede il Catanzaro penalizzato, nel computo generale. Il paradosso è che qualcuno, altrove, persistendo a sbirciare oltre la staccionata in fatti di non sua pertinenza, si permette anche di sentenziare e indicare l’US come “agevolato” da alcuni episodi. Niente di più falso: “Sono arrabbiato, c’è chi mette in evidenza cose opposte a quello che capita a noi da inizio campionato, in realtà – tuona Vivarini -. Sono stato giustamente ammonito per il giallo a Martinelli e può starci, ma non posso accettare l’espulsione. Nel primo tempo, come sempre, non ho detto una parola, mentre altri hanno fatto uno ‘show’ per tutta la partita, anche entrando in campo. In questo caso non è stato preso nessun provvedimento”. 

Lapidario, Vivarini, in chiusura: “Serve rispetto per Catanzaro, dobbiamo analizzare cosa accade e restare vigili, ora basta! Altrimenti non si va da nessuna parte”.

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